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VOLEVAMO ESSERE DEI SEGNI PROFETICI
Il nostro obiettivo non è mai stato quello di rispondere al problema degli ammalati di AIDS.
Le esperienze di accoglienza che abbiamo aperto negli anni volevano essere dei segni profetici, di come si potesse affrontare un problema e di indicare all’ente pubblico un modo diverso.
Per questo scopo sono nate le nostre “baracche”, noi le chiamiamo così, sono nate da incontri personali, non ci siamo mai chiesti a tavolino adesso per chi apriamo qualcosa.
Il bisogno che rilevavamo nasceva da incontri personali; nel primo caso fu una persona che ci provocò con la sua malattia e tutte le nostre strutture sono nate così. Dalla Casa agli alloggi protetti, sono nati così, di fatto cinque anni fa. Sono legalmente riconosciuti da un anno.
Quello che oggi critico alle altre Case Alloggio, in altre realtà territoriali dell’Italia, è la cultura dominante di oggi, nel senso che noi non ci siamo mai chiesti che tipo di leggi ci
fossero e quali azioni fossero finanziate e quali no e rispetto a questo non siamo andati dietro l’onda. La nostra forza è sempre stata quella di andare dagli amministratori e dire “noi di fatto stiamo facendo questa cosa e diverse persone accedono qua e vorremmo essere messi nella condizione per continuare a farla”.
E non abbiamo mai avuto difficoltà. La forza delle cose quando rispondono a un bisogno reale ha sempre trovato amministratori che poi ci
hanno ufficialmente riconosciuti e legalizzati.
È una mediazione e non aspettiamo mai di aprire qualcosa perché abbiamo la certezza del fondo, perché siamo convinti che se uno riesce ad anticipare un bisogno, almeno che non incontri amministratori testardi, riesce a realizzarlo.
‘Liberi pensieri’ di Paolo Pierucci, cofondatore con Don Gianfranco Gaudiano di Casa Moscati del Ce.I.S. di
Pesaro e cofondatore del CIC